Como nel basso medioevo

La città di Como, nel basso medioevo, era un importante centro non solo commerciale ma anche economico. Grazie agli stretti rapporti commerciali con la Germania e la Francia, tra il XII e il XIV secolo, la città crebbe notevolmente. Un ruolo fondamentale era svolto dallo stesso lago che veniva considerato, oltreché come una vai di fuga in caso di attacchi nemici (il più celebre quello dei longobardi), come il mezzo principale per tutti gli scambi con i paesi nord europei. Ben presto si iniziarono ad erigere numerosi nuovi monumenti, alcuni per scopi difensivi (le mura della città e il rafforzamento del Baradello), altri per scopi religiosi. La maggior parte dei nuovi edifici erano infatti chiese e basiliche costruite non solo per accogliere i fedeli (che stavano aumentando a dismisura) ma anche per celebrare o ricordare degli importanti avvenimenti (vittoria sul nemico o obiettivo demografico raggiunto). In quest'ultimo caso, avveniva proprio come nell'antica Roma dove, per gli stessi motivi, venivano eretti archi di trionfo. I nuovi edifici sacri venivano commissionati quasi sempre dai vescovi. In altri casi, invece, i cittadini di un comune si riunivano in organizzazioni (dette opere) che commissionavano e gestivano i lavori. Infine lo stesso comune interveniva con la disposizionne di fondi formati prevalentemente dalla tasse imposte ai componenti di un comune.

Il comune di Como


Allora il comune di Como era suddiviso in quattro quartieri con differenti funzioni:

  • Borgo Vico: era dedicato soprattutto al commercio (tramite il lago e i valichi dei monti), non presentava delle mura in quanto ospitava molte paludi (strumento di difesa contro nemici) (_)
  • Coloniola: rappresentava una via di fuga in caso di attacco dei nemici, anch'esso non dotato di mura (_)
  • Città murata: era il vero fulcro della città che ospitava la maggior parte delle botteghe e delle fiere. Dotata di mura, fungeva anche da protezione dell'intera città e degli altri quartieri (_)
  • Camerlata e zona fuori mura: ospitava soprattutto il popolo minuto e botteghe di minor importanza (_)


BORGO VICO


COLONIOLA


CAMERLATA

CITTÀ' MURATA

Edifici principali  ( * città murata  * coloniola  * borgo vico  * camerlata )

  • Palazzo Pantera
  • Torre Pantera
  • Casa Bazzi
  • via Balestra
  • via Adamo del Pero
  • Torre Gattoni
  • Chiesa di San Giacomo
  • Palazza di Sangiuliani
  • Eremo di San Donato
  • Palazzo Rusca
  • Via Cetti
  • Duomo
  • Broletto
  • Torre del Baradello
  • Torre dei mercanti
  • Via Vitani
  • Sant'Abbondio (chiostro)
  • Torre San Vitale
  • Porta Torre
  • Chiesa di Sant'Agostino
  • Chiesa di San Provino
  • Castello torre rotonda
  • Cittadella viscontea
  • porto dell'imperatore e del vescovo
  • portale del drago
  • Conte segua
  • Vecchio ospedale sant'Anna

PALAZZO PANTERA

Il 18 dicembre del 1465 è datata la nascita del primo “locum postribulum” cioè “casa di piacere” che è stata costruita su decisione ufficiale delle autorità civiche. Un documento specifica anche che l’edificio aveva un buon numero di camere da letto e altri locali idonei al servizio. Secondo lo storico Carlo Volpati in questo documento il “locum” in questione dovrebbe essere il Palazzo Pantera avente ingresso da via Rodari 7. Questa casa è stata molto probabilmente scelta con criterio, infatti è vicina all’ufficio del podestà ed era quindi esente dal rischio di scandali o di risse. La zona delle mura permette inoltre un accesso discreto.

Le Ordinationes Civitati Novocomis citano espressamente che la zona adiacente alla tuttora visibile chiesa di San Provino è uno dei postriboli più antichi della città ed inoltre il postribolo comasco è soggetto anche a delle imposte. All’epoca gli incassi andavano alla gestione e alla riparazione di fabbriche e di fortini. Però, all’epoca, serviva qualcuno che si occupasse della gestione dell’attività, così la scelta cadde sulla famiglia Rusca (o Rusconi). Se ne occuparono in particolare i fratelli Giovanni, Antonio e Beratino figli di Loterio detto il Magro (decurione di Como nel 1428). La consulta composta da una trentina di saggi che ha dato la gestione del postribolo alla famiglia Rusconi non poteva fare altrimenti perché era già da decenni che si levavano, sia da autorità religiose, sia da donne morigerate le proteste sulle troppe meretrici per strada e su alcune case abusive. Una delle case abusive tra le più frequentate si trovava fuori da Porta Torre ed era tenuta da Pietro Borsano che in parallelo aveva anche una “baratoria” cioè una bisca. Una curiosità è che anche a Como nel XV secolo è in vigore la norma che impone alle meretrici un segno distintivo del loro mestiere cioè una mantellina di fustagno.

Non si sa per quanto è rimasto aperto il postribolo di via Rodari 7 ma è certo che è diventato proprietà di Pantero Pantera, il quale è ufficiale della Marina Pontifica, scrittore di temi navali e tecnici, autore di un vocabolario marinaresco.

TORRE PANTERA

La torre Pantera si trova in via Pretorio al numero 9, è quindi nelle stratte vicinanze del Palazzo Pantera. Fu infatti fatta costruire dall’omonimo Pantero Pantera come architettura per la residenza.


CASA BAZZI

Questa casa è uno dei maggiori punti di forza tra le testimonianze della Como medievale. E’ identificata come palazzo signorile ed è conosciuta come Casa Bazzi dalla famiglia che lo abita e che ne ha voluto l’intero restauro. Tra il XII e XIII secolo è stata una casa mercantile in una posizione strategica perché posta di fronte al lago e funzionava da magazzino. All’interno ha una scala con gradini bassi per favorire il viavai delle bestie da soma verso il granaio ai piani superiori. In origine era un blocco unico, che partendo dal numero 3 di via Olginati inglobava i tre portoni di via Muralto. L’intero complesso ha subito vari rimaneggiamenti fino al XV secolo con un’ulteriore espansione nel XVIII secolo in modo da riunire le tre unità edilizie. Il disegno era stato ideato dall’architetto Gianfranco Caniggia, autore del restauro a partire dal 1969, egli dice chiaramente come si presentava la facciata della casa prima che venisse tolta la parte ottocentesca.

I caseggiati sono stati di proprietà di religiosi: prima di Giovanni Bradella, poi del reverendo Carlo Interlengo e infine di don Abbondio Facchinetti.

All’interno nella casa è presente la scultura di un bel volto femminile tra la corte e l’atrio, poi colpisce oltre la soglia una scala che porta ai piani alti. I gradini sono studiati per agevolare la salita e la discesa di cavalli, asini e muli carichi soprattutto di cereali.

Si dono in parte salvati degli affreschi che sono stati recuperati nelle opere di ripristino che hanno compreso anche i bellissimi soffitti di legno. Questo è successo perché ai primi del Novecento la corte era un brulichio di botteghe operaie a ballatoio ai piani superiori ed artigiane a piano terra. Vi erano inoltre dei mini-alloggi, di cui uno solo con servizio igienico. L’atrio coperto da volte era, a quel tempo, diviso in due da un tramezzo longitudinale. Le porte e i portali delle più antiche botteghe sono occlusi e alcune coperture sono di lamiera ondulata. La costruzione era quindi al massimo degrado e per fortuna è stata risparmiata nell’epoca fascista.


VIA BALESTRA

Questa via pur essendo lontana da via Vitani è sempre comunque nel cuore della Como medievale. Il primo aspetto che colpisce sono i due ponticelli (due passaggi aerei) di cui il primo collega le sedi dei Musei Civici.

Pochi notano sopra l’antico portone al numero 3 lo stemma malridotto dei Lucini. Inoltre il portone è stato per anni arricchito dalla famosa ruota degli esposti usata per deporvi i neonati che venivano abbandonati.

Fino alla metà del ‘900 la via Balestra è solamente pedonale, per cavalli da sella o per bestie da soma. Se si guarda attentamente sui muri, ai due lati, sono tuttora visibili gli anelli per legare gli animali.

E’ un vicolo a fondo cieco, con un unico passaggio chiuso da un cancello a sinistra di cui si possono scorgere gli originali cardini arrugginiti.

I due archi di fondo, laterali a Torre San Vitale, sono degli anni Trenta realizzati per le manovre dei tram.

VIA ADAMO DEL PERO

Questa via era anticamente detta Contrada di San Giovanni. Molti non notano l’insegna gentilizia Del Pero collocata sopra il portone numero 6. Questa è composta da 6 pere disposte in ordine piramidale rovesciato. Ma chi è Adamo del Pero? Era il giugno del 1116 (o 1117) quando Adamo del Pero era capo di un commando di pochi audaci che penetrarono di notte nel Castello di San Giorgio in Agno (Lugano) e catturarono il vescovo di Como Landolfo Carcano, questo fu nominato dal patriarca di Aquileia in contrapposizione al legittimo presule Guido Grimoldi. Durante questa piccola guerriglia morirono due influenti milanesi nipoti dell’arcivescovo Giordano da Clivio. Questa azione fu la scintilla che poi porterà alla guerra tra Como e Milano che tra alterne vicende si conclude con la distruzione (salvo le chiese) della Città Murata e della Coloniola. In uno degli assalti a Como, i milanesi, con l’appoggio dell’Isola Comacina, liberano Landolfo Carcano ma di lui non sappiamo nient’altro.

Lo scopo reale di questa guerra è avere via libera ai commerci sulle strade del Nord.

Adamo del Pero morì in una di queste sanguinose guerriglie che si tenevano soltanto durante la buona stagione. Oltre allo stemma che si vede al di sopra del portale vi è una sorpresa nascosta dietro questo: innanzitutto sul pavimento è riprodotto un mosaico con lo stemma delle 6 pere, poi entrando, a sinistra della corte, l’edificio conserva tracce della torre. In uno scantinato a destra, ignoto agli stessi frequentatori della casa, si copre un camino su cui è inciso lo stemma di una nobile famiglia comasca, la Lucini Passalacqua. Infatti sono visibili i tre lucci e l’aquila proprio come sulla facciata di Villa Lucini a Moltrasio. Sicuramente questa famiglia ha il momento di gloria maggiore quando ricevette dal Barbarossa l’insegna dell’aquila imperiale che si aggiunge ai lucci, a loro volta simboleggianti il pescecane del lago.


TORRE GATTONI

E’ un’imponente torre a base pentagonale ed è famosa per essere stata sede degli esperimenti voltiani intorno al 1765.

Prende il nome da Giulio Cesare Gattoni il quale nacque a Como il 12 marzo 1741 da una nobile famiglia cittadina. Egli allestì qui il laboratorio di fisica che Alessandro Volta, suo amico che conobbe nel 1758 nel collegio in cui studiava, usò per eseguire esperimenti sulla pila.

Intorno al 1930, Torre Gattoni divenne sede della prima cabina elettrica che erogava la corrente per l’illuminazione della città, rimasta attiva fino al 1958. A testimonianza di ciò si possono vedere il quadro elettrico con gli strumenti di misura e i sezionatori oltre ai trasformatori detti a “basculla”.


CHIESA DI SAN GIACOMO

La chiesa di San Giacomo è stata costruita all’interno della città murata di Como, nel cuore del potere civile e politico perché rimane dietro al Palazzo del Broletto e a metà strada tra la Cattedrale e il Palazzo Vescovile. Il suo aspetto attuale è il risultato delle demolizioni e delle trasformazioni di una grande basilica edificata intorno alla seconda metà dell’XI secolo. Questa chiesa è una tipologia di architettura ecclesiastica presente anche in altre città dell'Italia Settentrionale. La basilica di San Giacomo assunse presto una prevalente funzione civile divenendo sede delle assemblee pubbliche del comune ma nel 1279 la chiesa di San Giacomo era già sede parrocchiale. L’antico edificio romanico era suddiviso in tre lunghe navate, divise da pilastri cilindrici con capitelli cubici. Le navate erano coperte da un tetto con capriate a vista, mentre il transetto era sovrastato da un tiburio. Erano presenti tre absidi, la maggiore delle quali, centrale, era dotata di nicchie e di una loggia esterna. Sicuramente la basilica aveva un campanile che forse faceva coppia con la torre del Broletto.

A ridosso della chiesa sorsero numerosi edifici e l'area circostante fu teatro di scontri armati tra le fazioni cittadine. Il forte stato di degrado della chiesa e la crescente importanza della vicina cattedrale portarono, nel 1578, alla decisione di demolire parte dell’edificio. CCni successivi si avviò la trasformazione barocca di quel che restava dell'antica chiesa medievale.


PALAZZO SANGIULIANI

Palazzo Macafassi o di San Giuliani, sorge in Via Vitani, di fronte a Palazzo Vittani. La facciata è duecentesca, possiede due bifore al primo piano e una al secondo, ed è decorata da un trompe-l'oeil probabilmente cinquecentesco con una damigella che si affaccia dalla finestra; all'interno conserva un cortile rinascimentale con portico sorretto da eleganti colonne e fregi dipinti ormai quasi illeggibili.

EREMO DI SAN DONATO

Forse di fondazione longobarda, sede del culto di matrice orientale della pesatura dei neonati, il complesso conventuale è in parte scavato nella viva roccia e fu anticamente proprietà del monastero benedettino di San Giuliano.Alla fase costruttiva più antica del complesso appartiene l’alto campanile. Il convento, soppresso nel 1772 , fu eretto nel 1435 e attualmente conserva gli stucchi seicenteschi nella Sacrestia sotto il campanile. La chiesa è interna al complesso ed ha una facciata molto semplice.

Nel 1780 il complesso fu venduto a privati; da allora è stato adibito ad abitazione; all'inizio degli anni Ottanta del Novecento è stato frazionato e trasformato in un condominio di dodici appartamenti indipendenti. La chiesa risulta essere il solo edificio ad aver mantenuto la funzione originaria, si tratta di una chiesa a unica navata con cappella laterale e abside coperta da una volta ad ombrello.

PALAZZO RUSCA

L'edificio, di origine trecentesca, fu modificato nel 1514 da Gian Giacomo Rusca e successivamente abbellito. Presenta un cortile porticato e uno scalone d'onore con balaustra, scolpita con motivi guerreschi. Nell'atrio, nel salone d'onore e nel piccolo oratorio si possono ammirare affreschi dei fratelli Recchi. Recentemente ha subito interventi di restauro.


VIA CETTI

la cripta di sant'Agata in via Cetti presenta sulle sue pareti alcuni graffiti non del tutto decifrati; non si conosce con certezza l'autore di tali graffiti, ma alcuni storici pensano possa trattarsi di un messaggio di fede. Sulle pareti si possono osservare una testa mitrata, un riferimento evidente ad un vescovo, e due palme, segno del martirio


IL DUOMO

Il Duomo di Como è dedicato alla Beata Vergine Assunta. È la chiesa cattedrale, sede del vescovo della diocesi di Como. La cattedrale è stata sorretta non lontano dalla riva del lago e vicina all'antico Palazzo vescovile. E’ il segno storico più forte del periodo in cui Como, tramite le vie di comunicazione del Lario, era città di collegamento tra il Centro e Nord dell'Europa e l'Italia. L'architettura, le sculture e le pitture del Duomo documentano l'incontro tra la cultura figurativa transalpina e le scuole italiane. La Cattedrale, iniziata ne 1396, è stata edificata durante tre secoli e mezzo, terminata la cupola nel 1744. Si tratta di un'architettura articolata e complessa, che fonde in un edificio unitario interpretazioni dello spazio ed espressioni stilistiche diverse. La continuità della costruzione nel tempo con facciata e le navate gotiche del ‘400, il presbiterio e le absidi laterali del ‘500 e la cupola del ‘700 nell'epoca precedente.

IL BROLETTO

Il palazzo, sede delle istituzioni comunali a partire dal XIII secolo, sorse sul luogo utilizzato fin dall'XI secolo per le assemblee dei cittadini costituito da uno spazio aperto compreso fra la Cattedrale e la chiesa di S. Giacomo. Una lapide ricorda che il palazzo fu completato probabilmente nel 1215 su iniziativa del podestà Bernardo da Codazo. Le caratteristiche dell'edificio, con struttura romanica ma arricchito da motivi di gusto gotico come le trifore e gli archi ogivali, fanno supporre che l'attuale costruzione sia successiva al ‘200 e che la lapide si riferisca ad un primo fabbricato riedificato in seguito. Nel fronte verso la piazza una delle trifore svolgeva la funzione di palco da cui le autorità potevano parlare alla folla. All'interno del Broletto erano ospitate le assemblee dei cittadini, si amministrava la giustizia, si riuniva la Società dei Mercanti ed erano conservati gli archivi. A fianco del palazzo era collocata una torre con la campana del Comune utilizzata per convocare le adunanze. Nel 1335 la città fu sottomessa alla dominazione milanese e in questa occasione fu costruita la Cittadella Viscontea che racchiudeva la zona più rappresentativa della città e inglobò l'angolo nord-est del Broletto. Nel 1408 nel corso delle lotte fra i Rusca e i Vittani il Broletto fu incendiato da Lorenzo de Polaiaris da Morcote, che apparteneva alla fazione di Franchino Rusca e furono danneggiate le strutture dell'edificio, in particolare il muro mediano che sosteneva le travi del soffitto e fu quindi sostituito da arcate. Le funzioni del Broletto furono temporaneamente trasferite in alcune case in affitto e fu necessario procedere ad un intervento di restauro, sotto la direzione di Pietro da Breggia, che si concluse nel 1436. Solo nel 1449 il palazzo tornò ad ospitare funzioni pubbliche perché la distruzione della Cittadella richiese nuovi lavori per la riparazione dell'arco nello spigolo nord est. Nella seconda metà del XV secolo la costruzione della Cattedrale comportò la demolizione della parte meridionale del palazzo e la distruzione dello scalone esterno di accesso, sostituito da una scala più piccola sul lato opposto. I lavori di restauro, voluti dal podestà Baldassarre De Biassis, si conclusero nel 1495 e nel 1515 fu demolito il portico che collegava il Broletto con il Pretorio. Nella seconda metà del Settecento il palazzo fu sopralzato e fu adattato a teatro.

IL BARADELLO

E' il simbolo del Parco Spina Verde ed è una fortificazione fatta erigere dall’imperatore Federico Barbarossa sui resti di costruzioni più antiche. Il castello  venne costruito in un luogo strategico e, grazie alla sua posizione elevata rispetto alla città, permetteva il controllo di tutta la zona circostante. venne  smantellato  nel 1526 dagli spagnoli.

TORRE DEI MERCANTI

Adiacente a questo edificio del XIII secolo in via Pavarini?, troviamo la sede del congresso dell'università dei mercanti che con via Muralto e via Borromino forma il “piazzeu di trii cecch


VIA VITANI

E' una delle strade del centro storico che meglio richiama l'aspetto medievale della città, con edifici antichi sottoposti ad attenti restauri

CHIOSTRO DI SANT'ABBONDIO

      

Forse di fondazione longobarda, sede del culto di matrice orientale della pesatura dei neonati, il complesso conventuale è in parte scavato nella viva roccia e fu anticamente proprietà del monastero benedettino di San Giuliano.Alla fase costruttiva più antica del complesso appartiene l’alto campanile. Il convento, soppresso nel 1772 , fu eretto nel 1435 e attualmente conserva gli stucchi seicenteschi nella Sacrestia sotto il campanile. La chiesa è interna al complesso ed ha una facciata molto semplice.

Nel 1780 il complesso fu venduto a privati; da allora è stato adibito ad abitazione; all'inizio degli anni Ottanta del Novecento è stato frazionato e trasformato in un condominio di dodici appartamenti indipendenti. La chiesa risulta essere il solo edificio ad aver mantenuto la funzione originaria, si tratta di una chiesa a unica navata con cappella laterale e abside coperta da una volta ad ombrello.

CHIOSTRO

Affiancato alla basilica di sant’Abbondio si trova il chiostro neoclassico del Tazzini: edificato su tre ordini, ha un solido porticato con pilastri ed archi nel piano terreno, mentre nel secondo livello, corrispondente al piano della chiesa, ha un loggiato con colonnine di granito e archi in cui la parte rinascimentale è riconoscibile nei lati sud ed est dalla pietra molera, molto in uso nel Cinquecento.


TORRE SAN VITALE

Al termine della via Balestra ci si imbatte nella torre di san vitale una delle torri che delimitano la città murata. Di origine tardo-medioevale disponeva soltanto di un ristretto passaggio pedonale laterale. La denominazione “S. Vitale” trae origine dall’omonimo borgo che si spande attorno alle mura, ma che a sua volta trae nome da un ospedale anticamente presente in zona, soppresso nel 1468.

PORTA TORRE

Porta torre è un’imponente fortezza medioevale che sovrasta Piazza Vittoria a Como, le cui mura cingono la città vecchia. Alta 40 metri, la torre è stata edificata nel 1192 su iniziativa del podestà Uberto de’Olevano per proteggere l’ingresso più importante della città di como.

Anticamente la città era cinta da mura romane, che furono abbattute dai milanesi nella guerra dei dieci anni (1118-1127). Nel 1154 Federico Barbarossa giunse in Italia per combatere contro i milanesi e i comaschi, divenuti suoi alleati, ricostruiscono le mura della città. Più tardi verranno costruite anche la torre di Porta Nuova a ovest e la torre di San Vitale ad est. Verso la fine del ‘700 la città non ebbe più bisogno della protezione delle mura, che vennero parzialmente demolite o fagocitate da giardini signorili.

Porta Torre è uno straordinario esempio di architettura militare di tradizione romanica. Il lato rivolto verso piazza Vittoria ha un aspetto massiccio e impenetrabile, quello rivolto verso la città vecchia invece presenta quattro ordini di arcate che corrispondono ai piani interni, le cui pavimentazioni sono andate distrutte. Sulla sommità delle arcate si trova una piccola finestrella a forma di arco a tutto sesto, oltre la quale si trovava la campana che veniva suonata in caso di pericolo per allertare i cittadini.

CHIESA SANT'AGOSTINO

Fondata dagli Eremitani del Convento di San Tommaso presso Cipiglio nei primi anni del 1300, la chiesa agostiniana di Como rappresenta l'unico esempio di architettura ogivale di stile cistercense a Como. Al suo interno si conservano grandi cappelle e qualche residuo lacerto dell'antica decorazione a fresco così come quella della prima metà del Seicento. In uno dei due chiostri compaiono figure di santi affrescate nel primo Quattrocento. La chiesa fu ampliata nei secoli XVII-XVIII, e venne radicalmente ripristinata nel novecento. Nella facciata a cuspide vi sono il portale, il rosone e le finestre; nella lunetta appare un affresco della prima metà del cinquecento.

L'interno della chiesa

L'interno, a tre navate e dominato da un arco trionfale che precede il presbiterio, presenta una copertura a travature lignee sulla navata centrale e a volte costolonate in quelle laterali. La basilica custodisce affreschi quattrocenteschi e tele del Morazzone (XVII secolo). Nell'attiguo chiostro, parte dell'ex convento degli Eremitani di Sant'Agostino, si conserva un affresco del XV secolo. La chiesa è stata profondamente modificata ed abbellita nel 1773, quando assunse i diritti e le funzioni esercitate in precedenza dalla soppressa chiesa di Sant'Antonio. Riportata parzialmente alle linee architettoniche originarie, la chiesa costituisce l'unico esempio di architettura ogivale cistercense a Como. All'interno, l'ambiente è diviso in tre navate ad archi ogivali poggianti su pilastri.

Affreschi e pitture

Sulle pareti sono conservate numerose tele ed anche affreschi. Sulla parete destra sono affrescate una "Madonna col Bambino e santi" di Simone Peterzano e una "Madonna col Bambino, San Fermo e San Lorenzo" attribuita al Coronaro. Nella navata sinistra, che contempla cinque cappelle ornate con pregevoli stucchi seicenteschi e altari lignei barocchi, sono conservati luminosi affreschi del Morazzone. Anche la serie di tele seicentesche delle "storie della Vergine" portano la firma del Morazzone. L'ultimo restauro, condotto negli anni 60, ha permesso la riscoperta di notevoli affreschi del '400, tra cui una "Annunciazione" sull'arcone e una "Madonna con Bambino e Sant'Agostino" sul pilastro a sinistra. Alla fine del Quattrocento è databile "la Crocifissione" dipinta nell'abside. Nel refettorio del convento si trova un affresco di Gian Paolo Recchi del XVII secolo che rappresenta la cena di Sant'Agostino.

CHIESA DI SAN PROVINO

La chiesa di san Provino è una delle più antiche della città e un tempo incorporata nella cittadella fortificata viscontea. La sua fondazione potrebbe risalire all’epoca longobarda.

Secondo la tradizione questa chiesa era anticamente dedicata a sant’Antonio abate (o sant’Antonino martire). Secondo la tradizione cambiò la sua dedicazione nel 1096, anno in cui accolse le reliquie di Provino, secondo vescovo di Como. Tra XI e XII secolo l’edificio venne riedificato in stile romanico. Era costituito da un’aula unica absidata ed era dotato di una torre campanaria innestata sullo spigolo della facciata. Tra XIV e XV secolo la chiesa fu compresa dentro la cinta muraria della “Cittadella Viscontea”, la fortificazione voluta dai milanesi per esercitare il controllo sulla città di Como. Tra Quattrocento e Cinquecento l’edificio subì profonde trasformazioni. Vennero costruite le cappelle tardogotiche sul fianco settentrionale, fu rifatto il coro e la navata fu coperta con volte a botte unghiata. Inoltre nel Seicento fu sopraelevata la cella campanaria. In questa chiesa, il 22 settembre 1794, il nobile comasco Alessandro Volta, inventore della pila, si sposò con Teresa Peregrini.

CASTELLO TORRE ROTONDA

A partire dalla metà del secolo XIII, terminata l’epoca delle ingerenze imperiali, Como, come gran parte dei comuni dell’Italia centro-settentrionale, fu teatro delle lotte tra le due opposte fazioni politiche dei Guelfi e dei Ghibellini che si contendevano il primato mettendo in crisi il buon funzionamento delle istituzioni cittadine. A Como la lotta per acquisire il potere cittadino si accese tra la famiglia guelfa dei Vittani e quella ghibellina dei Rusca che, per quasi un secolo, si alternarono al governo della città, tra lotte sanguinose, congiure e tradimenti. Imponenti case-torri e palazzi-fortezza sorsero in zone strategiche all’interno delle mura urbane. Tra il 1250 e il 1285, Giordano e Loterio II Rusca fecero erigere il Castello della Torre Rotonda così chiamato per la caratteristica torre a base circolare e prolungarono le mura urbane fino alle rive del lago.                                                                                                                                                                     

CITTADELLA VISCONTEA

Dopo l’avvento dei Visconti a Como, cessati i disordini e le sommosse provocati dalle lotte intestine, si ebbe un’epoca di stabilità e di sviluppo, conseguente alla ripresa delle attività produttive ed al ripristino e all’ampliamento delle antiche vie commerciali. Azzone Visconti fece erigere, nel territorio comasco, nuove fortezze e aggiunse altre fortificazioni a quelle esistenti. Egli scelse quale sua roccaforte in Como il castello della Torre Rotonda, lo dotò di una seconda torre a base quadrata e racchiuse con una cortina di mura tutta l’area a nordest dello stesso, separandola dalle altre costruzioni cittadine e formando così la Cittadella Viscontea, simbolo del dominio del ducato di Milano su Como. Nel 1447, alla morte del duca Filippo Maria Visconti, i Comaschi, dopo aver aderito alla Repubblica Ambrosiana che si era costituita a Milano, smantellarono le mura della Cittadella cancellandone perfino il ricordo. Gli Sforza, subentrati al potere a Milano, mantennero anche il dominio su Como fino a quando Ludovico il Moro si rivolse a Carlo VIII che inaugurò l’epoca della servitù d’Italia e anche Como dovette sottostare alle mire espansionistiche di Francia, Spagna e Austria.


PORTO DELL'IMPERATORE E DEL VESCOVO

Sul Lungo Lario Trento si nota vicino al ristorante dell’albergo una volta chiamato Plinius una piccola darsena che una volta costituiva il Porto dell’Imperatore con accanto il Porto del Vescovo ora distrutto. I primi scavi per realizzarli inizioano verso il 1200 e vennero completati nel 1600, ma nel frattempo sono diventate strutture importanti della cittadella fortificata viscontea. Infatti da qui, a quel tempo, passavano tutti i commerci via lago. Como infatti dialogava economicamente con il Mediterraneo, la Francia e il nord d’Europa. Qui si pagavano i dazi, in quanto sono punti di attracco unici e obbligatori.

PORTALE DEL DRAGO

Il portale cuspidato della basilica di san Fedele, detto anche portale del drago, che si trova a destra dell’abside. Il portale presenta bassorilievi medievali soggetti a diverse interpretazioni. Secondo l’ipotesi più comune, sulla sinistra in alto si vede un angelo che sostiene per i capelli il profeta Abacuc con i cestelli dei viveri per Daniele; sotto un tempietto con Daniele in trono nella fossa dei leoni. A destra, uno sviluppo di vegetazione si sviluppa da un volto maschile sferico e più in basso una chimera che azzanna un drago ed è a sua volta azzannata da un altro drago. Secondo un’altra ipotesi, l’uomo assiso in trono è il Salvatore o il Patrono della città; il soglio rappresenterebbe la dignità e l’atto benedicente della mano destra la sacra autorità. Il personaggio in alto, sorretto per i capelli da un angelo, indicherebbe la redenzione dell’anima mediante il battesimo, contrapposta alla scena dell’anima sconfitta dal potere del demonio effigiata sotto con fiere selvagge. Molto difficile stabilire l’epoca di esecuzione dei bassorilievi, e ancor di più il tempo in cui essi furono collocati al posto attuale. Generalmente si oscilla con la datazione tra la fine del secolo XI e la metà del XII.

CORTE SEGUA 

In via Vittani 13, perfettamente restaurata dalle suore infermiere dell'addolorata, sorge un ex ospedale e ricovero  per i più poveri. Nel sottosuolo sono custoditi sette pilastri e un fonte di pietra a prova della plurisecolarità dell'edificio.

VECCHIO OSPEDALE SANT'ANNA

L'Ospedale Sant'Anna nacque nel 1483 - 1485 dall'unione di tutti i piccoli ospedali preesistenti in Como su richiesta dei cittadini comaschi e del Duca di Milano, unione accordata già nel 1468 da papa Paolo II e poi confermata da Sisto IV. Come disposto dalla bolla di Paolo II era posto fuori dalle mura cittadine. Presto il Comune assunse l'effettiva gestione dell'Ospedale: ogni anno venivano scelti otto deputati tra i decurioni cittadini, mentre altri quattro rimanevano in carica dall'anno precedente. Il Consiglio diventò una struttura di tipo oligarchico, dove il titolo di deputato veniva tramandato nella stessa famiglia. A capo dell'Ospedale c'era il ratiocinator o sindaco, coadiuvato da un caneparo (economo generale) e da un sacerdote.


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